Motivazioni e criteri
applicativi
Le prime tre indicazioni si
riferiscono a epatopatie croniche nelle quali
modificazioni quali-quantitative della funzione
biligenetica hanno un ruolo patogenetico molto
importante, determinando alterazioni anatomiche
e funzionali del fegato (epatopatie colestatiche).
L’impiego degli acidi urso- e
taurourso-desossicolico nelle epatopatie
croniche colestatiche è limitato a quelle per
le quali si trovano in letteratura evidenze di
efficacia terapeutica in termini di
miglioramenti anatomici, clinici e di
sopravvivenza significativi o, nel caso di
malattie prive di altre terapie utili, anche
marginali. Tali evidenze, non univoche (1) ma
nettamente prevalenti (2-5) per la cirrosi
biliare primitiva (l’acido ursodesossicolico
è stato recentemente approvato per la terapia
di questa malattia dalla Food and Drug
Administration), sono meno chiare ma non
inesistenti per le altre epatopatie colestatiche
in nota (5-7). Le sperimentazioni controllate e
randomizzate hanno invece dimostrato che l’acido
ursodesossicolico non è efficace nelle epatiti
croniche virali, nelle quali non favorisce l’eliminazione
dell’RNA del virus C e non migliora le lesioni
istologiche (5,8-10).
La calcolosi colesterinica
potenzialmente trattabile con acidi biliari è
caratterizzata da calcoli singoli o multipli
(diametro uguale o inferiore a 1 cm),
radiotrasparenti, con colecisti funzionante,
pazienti non obesi con sintomatologia modesta
(coliche non molto frequenti o severe). Altra
indicazione è la presenza in colecisti di
frammenti di calcoli post-litotripsia.
Nella colelitiasi, la terapia
con sali biliari ottiene la dissoluzione dei
calcoli solo in una parte dei pazienti,
variabile in relazione a fattori diversi
(dimensioni dei calcoli, funzionalità della
colecisti, ecc.); è seguita frequentemente
dalla formazione di nuovi calcoli (50-60% a 5
anni) (11); non trova indicazione nei pazienti
con coliche ravvicinate o severe, per i quali è
necessaria la colecistectomia. Bisogna anche
considerare che l’alternativa chirurgica,
laparoscopica o con minilaparotomia, è
risolutiva e a basso rischio. Si ritiene
opportuno limitare l’uso dei sali biliari ai
pazienti con caratteristiche definite
"ottimali" per la dissoluzione dei
calcoli, che raggiunge in questi casi
percentuali fra il 48% e il 60% (12). Le
caratteristiche sopra ricordate sono presenti in
circa il 15% dei pazienti (11).
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